Come compagni di viaggio
Spesso ci troviamo a camminare, anche solo per brevi tratti, a fianco di persone che sono l'esatto opposto di quello che siamo, o di quello che riteniamo essere.
Personalmente non sono mai stato un tipo espansivo, uno che fa il primo passo, anche se parecchie volte dovrebbe farlo, e purtroppo non sono nemmeno uno che, quando sono gli altri a farlo il primo passo, ricambia la gentilezza e smette di esprimersi a monosillabi.
O con la frase più breve che possa chiudere un discorso che possa portare a espormi con qualcosa di personale.
A volte, in rare occasioni, mi sono comportato come avrei dovuto... e ho conosciuto meglio queste persone.
Alcune, per quanto sia breve la strada che percorriamo con loro, si arriva a conoscerle ben oltre la superficialità.
A una sarebbe piaciuto tornare a lavorare, avere una casetta bassa e isolata, su un unico piano, una piscina e un bassotto di nome Pipa.
E un figlio.
Non ha mai avuto una vita facile, e si è dovuta portare pesi che non meritava, che nessuno meriterebbe.
Qualcuno potrebbe pensare che forse non tutti questi pesi sono piovuti dal cielo, che forse certe cose questa persona se le è andate a cercare.
Io un tempo lo avrei creduto. Ora mi rendo conto che di certo non spetta a me giudicare nulla, che di fortune ne ho avute moltissime, e meriti gran pochi.
E' passato più di un anno dall'ultima volta che ho fatto qualche passo con questa ragazza, e l'ultima volta non le ho detto che sarebbe andato tutto bene, che le cose in un modo o nell'altro si sarebbero sistemate, che non bisogna mai perdersi d'animo e così via.
Non ne ho avuto la forza.
E' passato più di un anno, e vorrei tanto pensare, sperare, che questo silenzio non voglia dire altro che lei abbia iniziato a realizzare i propri sogni, e non abbia più tempo da perdere davanti al computer.
Vorrei, ma temo che la malattia la abbia vinta definitivamente.
Qualunque cosa tu stia facendo, Silvia, ovunque ti trovi ora, mi manchi.
Molto più di quanto dovrebbe mancare un semplice compagno di viaggio.
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