Ultradeterminazione

Ieri è stata la mia occasionale giornata dell'ultradeterminazione (tm).
Tale parola non identifica un'astrusa operazione matematica ma bensì uno stato psicofisico ben, ben, ben oltre la comune e umana determinazione.
Se una persona determinata può raggiungere un impegnativo obiettivo, superando oltre alle normali e oggettive difficoltà anche le negative influenze esterne del tipo "non ce la fai", "meglio se lasci perdere", "che spreco di risorse", "non ce l'ho fatta io non voglio ce la faccia tu", ecc. quando mi trovo in questo stato, che comincia solitamente al risveglio, oltre ad affrontare e risolvere i problemi e le rotture che mi si parano di fronte con la stessa delicatezza e risolutezza di uno schiacciasassi, riesco anche a piegare senza sforzo alcuno la volontà di chi mi sta intorno, che dal "non ce la fai", "meglio se lasci perdere", inizia a contribuire al raggiungimento dell'obiettivo, sentendosi per giunta obbligato a farlo.
L'ultradeterminazione, solitamente, non ha una durata superiore alle 24 ore. Fortunatamente per chi mi sta vicino.
Perchè (me ne rendo conto pienamente) in quello stato non sono nè simpatico nè divertente.
E quando torno quello di (quasi) tutti i giorni mi incavolo pure, perchè constato amaramente che con la gentilezza, la cortesia, con le molte attenzioni, non ottengo gli stessi risultati, anche lavorativi, che invece ottiene una sorta di inarrestabile cinico bastardo.

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