Giù per terra

Lo sapevo che ci sarebbero state giornate come questa, nelle quali la farcitura dell'ottimismo finisce, e l'analisi del bilancio sullo stato delle cose s'impone impietosa.
Nessun proposito, solo fatti.
Sono giorni in cui mi verrebbe voglia di cambiare il nome del blog in "Pessime decadi", in cui mi sento rabbioso e spossato allo stesso tempo, in cui ho una visione del futuro che non mi piace per niente.
Perchè il numero uno inizia a darmi fastidio... uno non fa numero dice un proverbio ebraico. Mic una volta lo giudicava una stupidata, io ritengo sia vero nella maggior parte dei casi.
Perchè ho la sensazione, già sperimentata, di nuotare da solo in mezzo all'oceano, avendo solo una vaga idea di dove puntare, conscio del fatto che per quanto mi sforzi di spingermi avanti, regolare il ritmo, riposarmi facendo il morto e ricominciare tutto da capo, anche se dovessi iniziare a mangiare pesce crudo pur di non morire, a meno che non si mettano a crescermi le pinne e a spuntarmi le branchie non combinerei mai niente (ma se per caso sperassi in queste ultime due eventualità probabilmente avrei già bevuto acqua di mare).
"E gli altri al posto tuo cosa credi farebbero?"... semplice, niente.
Gli altri al posto mio sarebbero già morti.
"Dio ci mette sulle spalle solo pesi che sa possiamo sopportare"... a parte il fatto che non ho mai pensato a Dio come ad un allenatore di body building, inizio a credere che con questo peso magari potrei sopravvivere, ma vivere no di certo.
E allora forse converrebbe lasciarsi andare giù.

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